Per poter comprendere i sistemi di complessità crescente si richiede “un’espansione della coscienza umana”, che interpreto come coscienza alta, a partire dagli ambiti personali. Qui interviene l’ipotesi per cui qualsiasi idea si abbia sull’esercizio della coscienza, inclusa quella dubbiosa di Morin, essa si afferma, prima di tutto, come coscienza morale; nel senso di come dovremmo trattare gli altri e le cose comuni; ma si afferma anche come coscienza etica: nel senso di come dovremmo essere noi nei nostri ecosistemi.
In tal modo viene a specificarsi una modalità di vivere all’interno di una rete in cui il vivente umano viene a svolgere un ruolo di integrazione attiva, facendosi parte interdipendente dei nodi della rete, arricchendola di prospettive.
Per sviluppare la consapevolezza dei sistemi e saperne della loro dinamica, a partire dal superamento della causalità lineare, occorre una pratica enattiva orientata all’aumento delle possibili alternative.
In educazione, tra le tante tecniche fruibili, assume un forte potere formativo la discussione sui dilemmi morali da cui possono emergere anche evidenze intuitive, che sono però l’effetto non di banalità lineari, ma di conflitti interpretativi, contro-intuitivi.
Fortunato Aprile
Educatore
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